ADHD E SPORT
Articolo rivolto agli allenatori di tutti gli sport e agli insegnanti di educazione fisica
L’ADHD (Attention Deficit and Hyperactivity Disorder ovvero Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) è uno dei più frequenti disturbi neuropsichiatrici dell’età evolutiva, ma poco conosciuto e spesso inadeguatamente trattato.
L’ADHD è caratterizzato da tre sintomi: Disattenzione, Impulsività ed Iperattività.
I ragazzi e le ragazze con ADHD evidenziano queste difficoltà comportamentali non perché lo vogliono o sono viziati o sono maleducati, ma perché sono spinti, loro malgrado, da una forza interna difficile da contrastare e contenere.
Ovviamente Disattenzione, Impulsività e eccessiva Motorietà incontrollata hanno spesso un’influenza negativa anche quando questi ragazzi praticano uno sport.
Ma…i ragazzi e le ragazze con ADHD hanno delle potenzialità che emergono e salgono alle stelle quando si trovano in un ambiente accogliente e allora lo sport può rappresentare per loro un aiuto importante rispetto a:
incanalamento positivo delle energie in esubero
livello della socializzazione
miglioramento delle capacità di gestire relazioni positive con i compagni di squadra e con gli allenatori
miglioramento dell’autocontrollo.
Chi sono e che caratteristiche hanno i ragazzi e le ragazze con ADHD?
Prima di tutto sono bambini/ragazzi/adolescenti con una capacità cognitiva nella norma, anzi spesso hanno un intelligenza superiore alla media.
Queste le difficoltà che possono manifestare:
La disattenzione si manifesta come scarsa cura per i dettagli ed incapacità di portare a termine le azioni intraprese.
L’impulsività si manifesta come difficoltà ad organizzare azioni complesse.
L’impulsività è generalmente associata all'iperattività: questi bambini e ragazzi vengono descritti come “mossi da un motorino”, hanno difficoltà a rispettare le regole, i tempi e gli spazi dei coetanei. A scuola trovano spesso difficile anche rimanere seduti.
È importante sapere che:
Queste caratteristiche non si presentano mai da sole cioè un ragazzo iperattivo quasi sempre è anche disattento e impulsivo. Spesso si associano anche problematiche della sfera psicologica, psichiatrica ed emotiva (ansia, tic, oppositività, disturbi del linguaggio, disturbi dell’apprendimento, della coordinazione motoria, tanto per fare qualche esempio).
Questi bambini/ragazzi/adolescenti non sono così per loro scelta! I loro comportamenti sono causati da un disturbo organico dei neurotrasmettitori cerebrali che comandano l’attenzione ed il movimento.
Quali sono i segnali che un allenatore attento può osservare e che sarebbe utile confrontare con la famiglia, ai fini di un buon rendimento sportivo?
non presta attenzione
ha difficoltà a mantenere l’attenzione su compiti e giochi
ha difficoltà a memorizzare contenuti e regole
apparentemente non ascolta chi parla e non segue le istruzione, può essere impacciato e scoordinato nei movimenti
ha grandi difficoltà ad organizzarsi nei compiti e nelle attività
cerca di evitare attività che richiedono uno sforzo mentale protratto
perde continuamente oggetti personali o materiale scolastico
“spara” le risposte prima che sia finita la domanda
interrompe continuamente chi parla
è invadente o parla in continuazione
Cosa comportano, per i bambini e i ragazzi con ADHD, le caratteristiche descritte nelle attività ludiche e sportive?
Iperattività:
Incapacità a stare fermi (es: ascoltare le istruzioni rimanendo fermi al loro posto)
Attività motoria incongrua e afinalistica (es: non corrono diritti verso l’obiettivo, sono lenti e impacciati nei movimenti)
Gioco e azioni rumorose e disorganizzate (es: i loro movimenti sono accompagnati da rumori verbali o rumori causati da cadute pesanti, calpestio pesante)
Eccessive verbalizzazioni (es: parlano in continuazione ai compagni, all’allenatore)
Ridotte possibilità di inibizione motoria (es: saltellano continuamente)
Impulsività:
Difficoltà di controllo comportamentale (es: agiscono senza riflettere)
Incapacità di inibire le risposte automatiche (es: “sparano” risposte o commenti prima di aver compreso l’argomento)
Scarsa capacità di riflessione (es: agiscono in modo caotico)
Difficoltà a rispettare il proprio turno (es: spintoni quando sono in coda)
Incapacità di prevedere le conseguenze di una azione (es: non sanno valutare eventuali rischi, conseguenze di un’offesa sulla relazione con i pari)
Mancato evitamento di situazioni pericolose (es: non hanno il senso del pericolo, cercano situazioni da “adrenalina”)
Difficoltà nell’erogazione controllata della prestazione fisica (gestione della performance)
Concentrazione compromessa:
Deficit di attenzione focale e sostenuta
Facile distraibilità (stimoli banali, per es.: durante l’attività sportiva di gruppo perdono il filo e compiono azioni sbagliate)
Ridotte capacità esecutive (es: faticano ad adeguarsi ad un allenamento lungo e “noioso”)
Difficoltà nella gestione delle strategie tattiche, difficoltà a gestire più azioni in contemporanea (es: calcio stoppare, guardare il compagno e fare il passaggio)
Difficoltà nel seguire un discorso (es: perdono parti delle spiegazioni e agiscono poi in modo errato)
Interruzione di attività iniziate (es: alla prima difficoltà tendono abbandonare l’attività)
Evitamento di attività che richiedono sforzo cognitivo (es: regole troppo complicate oppure troppe regole vengono dimenticate o confuse)
Incapacità di aspettare il proprio turno (si distraggono, giocano e si agitano mentre i compagni eseguono un’azione)
Cosa può fare un bravo allenatore che ha nel gruppo un ragazzo o una ragazza con ADHD?
Deve assumere il ruolo di un Coach, seguendo queste modalità:
Inizia con 10 minuti di attività libera di sfogo sotto controllo
È gentile e guarda subito negli occhi (mantiene il contatto oculare mentre parla col ragazzo)
Formula richieste, domande e consegne nel modo più semplice possibile e se necessario le ripete
Dà sempre un compito, una consegna per volta, passa al compito successivo quando il precedente è diventato un automatismo
Chiede di ripetere la consegna
Controlla i tempi (aiuta ad imparare a calcolare il tempo, eventualmente con un segnalatore acustico)
Favorisce l’inserimento nel gruppo, anche affidando semplici compiti di rilievo
Da fiducia e valorizza i progressi, anche minimi
Sceglie con cura l’affiancamento del compagno durante gli esercizi
Stimola la capacità di gestire in modo autonomo eventuali scontri relazionali con i compagni e favorisce la creazione di un clima poisitivo all’interno del gruppo
È fermo e autorevole nelle richieste e nelle consegne
Non utilizza riferimenti morali e non generalizza: resta sul qui ed ora
Conosce e applica le venti regole della gestione del comportamento
Annunciare quali sono le attività da svolgere durante la lezione o l’allenamento (fare una lista)
Stabilire chiaramente qual è il compito richiesto con un tono gentile e pacato ma fermo (Es. “Fai 20 flessioni. Per cortesia inizia subito - (brava!!!”)
Non dare spazio a discussioni o rifiuti verbali. Affrontare il malumore dall’inizio “Lo so che non ti piace, ma eravamo d’accordo”.
In una discussione rimanere aderenti all’argomento e non prenderla “alla larga” e non parlare d’altro (Es. «Hai lasciato la tua tuta in mezzo al corridoio, per cortesia raccoglila».
Esigere solo ciò che è essenziale, fornendo reazioni immediate, frequenti, con una chiara conseguenza di cui il ragazzo era stato precedentemente avvertito. Se il ragazzo si mette in moto borbottando, dire soltanto «Bene grazie!» e nient’altro!
Rinforzare anche la disponibilità ad impegnarsi e non solo il risultato ( Es. «Marco, capisco che tu sia deluso di non essere arrivato fino in fondo alla corsa! Ti eri messo proprio sotto! Non mollare, ne vale la pena!»
Non lodare e non punire esageratamente, già loro sono portati a reazioni estreme.
Quando la tensione sale: interrompere il contatto visivo e abbassare la voce.
Ricorrere a correzioni verbali molto concise o non verbali (es. tocco sulla spalla), evitando appelli morali e lunghe spiegazioni.
Quando è necessario alzare la voce limitarsi ad un “Ehi!, Basta”evitare le etichettature!
Eliminare avverbi estremi come “sempre”, “mai”, “continuamente”.
Se i compagni litigano: separarli e dare un “basta” fermo e deciso.
In caso di scoppio d’ira: intervento rapido e risolutore, imponendo un time-out.
Dopo un’impennata di tensione e un calo di nervosismo riprendere la normale attività. Tornare chiaramente in seguito sull’argomento per una rielaborazione.
Dire sempre prima le cose positive e poi le negative, altrimenti cominciano subito le difese!
Fare richieste scritte in alcuni casi stempera la conflittualità.
Bisogna non più “educare” ma monitorare e coinvolgere il ragazzino/l’adolescente nel tentativo di risoluzione dei suoi problemi.
Porsi come modello positivo (organizzazione del tempo, ordine, atteggiamento misurato ed equilibrato…).
Non considerare il comportamento del ragazzo come una questione personale.
Utilizzare lo humor aiuta moltissimo nello stemperare alcune situazioni difficili, attenzione che non venga interpretato come presa in giro.
La motivazione
Per un bambino/adolescente con ADHD è possibile sentirsi motivato solo in relazione al CONTESTO. Quindi anche il successo nello sport è spesso legato alla relazione con l’allenatore e con i compagni di squadra o di gruppo.
Gli ADHD vivono nel qui e ora!! E’ più facile motivarli su obiettivi concreti e a breve termine, facilmente verificabili.
Il ragazzo con ADHD può essere motivato molto se gli si prospettano dei riconoscimenti, valorizzazioni o gratificazioni (a volte basta una parola, uno sguardo, una pacca sulla spalla o un ruolo più importante) a breve termine.
Per ogni individuo, lo sport è una possibile fonte di miglioramento interiore
Pierre de Coubertin
Pedagogista e storico francese, inventore delle Olimpiadi moderne